Nuovi dazi statunitensi del 15%: un barlume di speranza, né più né meno
L'Unione svizzera delle arti e mestieri usam accoglie con favore l'accordo raggiunto con gli Stati Uniti nella controversia doganale, ma ritiene che sia ancora necessario intervenire. Infatti, i nuovi dazi doganali statunitensi rappresentano ancora un passo indietro rispetto all'era precedente al secondo mandato del presidente americano. È ancora urgente e necessario un programma di sgravio fiscale a livello nazionale.
È stato un percorso lungo. Dopo il 39% dall'inizio di agosto, oggi la Svizzera e gli Stati Uniti hanno concordato un dazio doganale statunitense del 15%. In cambio, la Svizzera promette che il settore privato effettuerà investimenti per 200 miliardi di franchi entro il 2028. Sono state inoltre concesse limitate concessioni sull'importazione di prodotti agricoli come frutti di mare o noci, che non competono con l'agricoltura svizzera. A ciò si aggiungono singoli ostacoli tecnici al commercio, ad esempio nell'importazione di veicoli americani. Questi dovrebbero essere allentati.
Dichiarazione d'intenti non vincolante
Per ora si tratta solo di una dichiarazione d'intenti non vincolante. Questa dovrebbe sfociare in un accordo formale che dovrà essere approvato dal Parlamento e sottoposto a referendum. L'entrata in vigore richiederà quindi ancora del tempo. Gli ulteriori dettagli e le ripercussioni di questo accordo saranno quindi resi noti solo nel prossimo futuro e, soprattutto, saranno percepibili solo allora.
Nel frattempo, l'opinione pubblica e l'economia hanno assistito a un cambiamento di percezione. Quello che prima di aprile di quest'anno sarebbe stato definito un disastro, ora viene celebrato come un successo. Ciò si inserisce quasi perfettamente nella storia movimentata delle relazioni economiche estere tra la Svizzera e gli Stati Uniti: diversi tentativi di stipulare un accordo di libero scambio globale – come quelli che la Svizzera ha con oltre 75 paesi – sono falliti. Allo stesso tempo, il volume degli scambi commerciali è cresciuto. Dopo l'UE, gli Stati Uniti sono oggi il secondo partner commerciale più importante. Come singolo Paese, sono addirittura al primo posto come destinazione delle esportazioni delle aziende svizzere. Il settore farmaceutico, in particolare, ha sfruttato il potenziale del mercato statunitense.
Un raggio di luce nell'oscurità
Ma anche molte PMI sono oggi strettamente legate al mercato americano. Per loro la situazione con i dazi del 39% a partire da agosto era piuttosto buia. «Con il 15% ora negoziato, almeno un raggio di luce squarcia l'oscurità», afferma Urs Furrer, direttore dell'Unione svizzera delle arti e mestieri. Ora si trovano nella stessa posizione, positiva o negativa che sia, dei loro principali concorrenti di altri paesi. «Ma non illudiamoci: l'accordo ora raggiunto rappresenta comunque un passo indietro rispetto alla situazione precedente all'aprile 2025. La diplomazia commerciale svizzera, che proprio negli ultimi due anni ha ottenuto successi sostanziali con nuovi accordi di libero scambio, continua ad avere un compito impegnativo per quanto riguarda gli Stati Uniti. Inoltre, continuiamo a chiedere agevolazioni per le PMI in Svizzera».
Ulteriori informazioni
Urs Furrer
direttore
Patrick Dümmler
responsabile di settore
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